Editoriale

Cara lettrice e caro lettore,

Previs compie un passo importante e con una succursale a Zurigo si avvicina ai propri clienti nelle regioni settentrionali e orientali del Paese. Ciò come conseguenza di una rete di clienti creatasi oramai a livello nazionale, dell’esigenza di avere rapporti personali con la clientela e dei piani di crescita previsti in queste e altre regioni. 

Ma è previsto un cambiamento anche nella conduzione strategica. Il prossimo anno dovranno essere occupati due seggi vacanti nel consiglio di fondazione: le donne sono molto richieste in questo organismo. 

E per finire, in vista dell’imminente riforma LPP sono state presentate diverse proposte di attuazione. Vi forniamo un quadro generale.

Stefan Ernst

Responsabile Clienti & comunicazione
Vice direttore
 

Potere alle donne nel consiglio di fondazione

Attualmente, il consiglio di fondazione di Previs è formato da soli uomini. Ciò è destinato a cambiare. Il presidente del consiglio di fondazione e i suoi colleghi vogliono che i due seggi vacanti siano occupati da donne. 

Il presidente del consiglio di fondazione Peter Flück ha aperto la campagna elettorale in occasione dell’assemblea dei delegati di quest’anno: le candidate avrebbero, «a pari livello di qualifiche», la precedenza rispetto ai candidati uomini. Non perché sia una regolamentazione delle quote a deciderlo ma perché lo esige il buon senso.

Come organo supremo responsabile di Previs Previdenza, il consiglio di fondazione stabilisce che le nuove colleghe dovranno possedere oltre che un’affinità con i settori strategia e assicurazioni sociali anche le seguenti qualificazioni: integrità e credibilità, indipendenza materiale e ideale, capacità decisionale, atteggiamento aperto e costruttivo e capacità di gestire i conflitti, modo di agire proattivo e senso di responsabilità. Al contempo, la disponibilità di tempo e la flessibilità fanno parte del bagaglio ideale e indispensabile per un membro del consiglio di fondazione di Previs. Costituiscono un presupposto la disponibilità a un eventuale impiego nei comitati d’investimento o compliance.

Il comitato compliance di quattro persone, sarà poi anche chi esamina le candidature, verifica le qualificazioni e conduce colloqui personali con candidate potenziali – rappresentanti dei lavoratori – di sua scelta. Il consiglio di fondazione ha poi la responsabilità di sottoporre la proposta di nomina concreta ai delegati.

Un dossier con un profilo dei requisiti chiaramente definito, le condizioni quadro e la descrizione della procedura è disponibile presso l’assistente di direzione marina.luginbuehl@previs.ch, oppure il direttore stefan.muri@previs.ch. Le candidature devono essere consegnate entro il 10 gennaio 2020 al presidente del consiglio di fondazione Peter Flück, c/o Previs Previdenza, Casella postale, 3001 Berna. In alternativa è possibile spedirle anche all’indirizzo di posta elettronica peter.flueck@previs.ch. La nomina avrà luogo in occasione dell’assemblea dei delegati del 16 giugno 2020. Le nuove consigliere di fondazione entreranno in carica il 1º luglio 2020.

Durante l’assemblea dei delegati 2020 saranno eletti anche dei membri della commissione di previdenza Comunitas. Diversamente dalla nomina nel consiglio di fondazione, in questo caso non è previsto un colloquio personale con i/le candidati/e. Non vi è nemmeno alcun profilo dei requisiti definito. Trovate la guida con i compiti concreti al link www.previs.ch/orientamenti 

Previs Previdenza su scala nazionale: nuova succursale a Zurigo

Sin dalla fusione con Comunitas, Previs Previdenza, con le sue offerte e i servizi per le ditte e le istituzioni, è attiva in tutta la Svizzera. A tale scopo è stato tra l’altro aumentato il personale nel team di vendita. Il prossimo passo: da ottobre la clientela sarà gestita anche dalla nuova sede distaccata di Zurigo.

Per Stefan Ernst, responsabile Clienti & comunicazione, non c’è dubbio: «La nostra attuale struttura della clientela e specialmente la distribuzione geografica dei datori di lavoro affiliati richiedono da un punto di vista organizzativo un’assistenza e gestione più efficienti. Ci siamo pertanto posti l’obiettivo di avvicinarci alla clientela nella Svizzera nordorientale e orientale.» In questo caso si tratta anche di accorciare il tragitto, guadagnando quindi molto tempo. Ernst: «Un tempo che possiamo impiegare meglio nei colloqui con la nostra clientela anziché in auto o in treno.»

Zurigo come trampolino di lancio

Da ottobre 2019, il nuovo ufficio di Zurigo di Previs è insediato nella Mainaustrasse 30 ed è gestito e diretto da Daniel Eigenmann come consulente aziendale Previdenza professionale di Previs, uno specialista LPP esperto e con una buona rete di conoscenze. Dal momento che Eigenmann a Zurigo è da solo e lavora meglio dai clienti – dai datori di lavoro affiliati e broker – che in ufficio, in sua assenza le chiamate vengono inoltrate a Berna. 

Gli assicurati continuano a rivolgersi agli assistenti alla clientela a Berna

Per gli assicurati per il momento non cambia nulla: per andare incontro alle loro richieste continua a essere competente il team di previdenza di Berna. 

Acquisizione di nuovi clienti

Secondo Stefan Ernst, Daniel Eigenmann assisterà i clienti della cassa di previdenza Comunitas e i broker di e della regione di Zurigo, della regione di Basilea, della Svizzera centrale e orientale e dei Grigioni offrendo loro consulenza sulle soluzioni di previdenza. Questo e l’acquisizione di nuovi clienti rappresentano anche il compito centrale dell’intero team Consulenza e vendita di Previs. 

Un considerevole potenziale di clienti

Previs prevede che nelle regioni di Basilea, Zurigo, come pure nella Svizzera orientale, centrale e nei Grigioni ci sarà un notevole potenziale di nuovi clienti interessati. Qui si vuole, ben attrezzati e con una struttura solida, sfruttare il momento e far conoscere e rendere popolari i servizi affermati, così come lo stabilisce la strategia di crescita del consiglio di fondazione di Previs.

Sede a effetto catalizzatore

Per Stefan Ernst Zurigo è un importante hotspot: «Il mercato della previdenza professionale viene fortemente giostrato nell’area di Zurigo. Importanti offerenti, broker noti e altre ditte e istituzioni prossime alla LPP operano qui e da qui. Anche gli eventi del settore si svolgono per la maggior parte a Zurigo.» È quindi convinto: «Con la sede distaccata di Zurigo abbiamo dato un segnale consapevole e ragionevole. È una sede a effetto catalizzatore.»

Consulenza e vendita, un quartetto

Insieme a Daniel Eigenmann lavorano attualmente altri tre consulenti aziendali di Previs come team «Consulenza e vendita» nel servizio esterno: il capoteam Stefan Hügli lavora principalmente nelle aree bernesi di Previs, mentre Ivan Diez, fino alla fine del 2019, oltre che a Berna, svolge la sua attività anche nella Svizzera occidentale, in Vallese e in Ticino. Daniel Eigenmann si occupa dei clienti di Manfred Zaugg, che agli inizi del 2020 entrerà nella terza fase della vita. 

Con la nuova succursale di Zurigo, siamo più vicini alla clientela nelle regioni settentrionali e orientali del Paese: Daniel Eigenmann, uno specialista LPP esperto e con una buona rete di conoscenze.

Backoffice di Berna

Ma questo non basta: si aggiunge anche un altro team in gamba che dalla centrale di Berna sostiene il personale del servizio esterno. Stefan Ernst: «I collaboratori del team Assistenza clienti operano dietro le quinte come centro nevralgico importante. Loro provvedono affinché il tutto funzioni.» Catherine Bourget e Adonia von Känel, sotto la guida di Sandra Mühlethalers, allestiscono offerte, offrono consulenza telefonica ai datori di lavoro affiliati e broker coinvolti, assicurano il backoffice e sono responsabili della presa in consegna amministrativa delle affiliazioni.»

Tendenza in aumento

Per Stefan Ernst, lo sviluppo attuale di entrambi i team è un processo continuo. Si tratta non solo di ottimizzare i processi lavorativi e i supporti: «È importante soprattutto offrire ai nostri clienti di lunga data e alla nostra nuova clientela il servizio di sempre di Previs. Esattamente come a quelle ditte e istituzioni che negli ultimi anni hanno scelto Previs.»

Sono clienti dei settori comuni, sanità, cultura, educazione, formazione ecc. delle due grandi casse di previdenza Comunitas e Service Public riunite sotto l’egida di Previs. Si sono poi unite e si uniscono costantemente nuove casse pensioni individuali dei datori di lavoro di diversi settori. Stefan Ernst: «Si tratta di affiliazioni a partire da una determinata dimensione e struttura che cercano una maggiore individualità e che desiderano prendere consapevolmente e autonomamente determinate decisioni relative ad esempio alla strategia d’investimento o alla remunerazione annuale degli averi di vecchiaia. Oggi gestiamo già undici casse pensioni come queste. La tendenza è in aumento.» Con ciò aumenta naturalmente anche il tempo di consulenza necessario e quindi la sfida di trovare personale competente. 

 

Team Consulenza e vendita, da sinistra a destra: Sandra Mühlethaler, Adonia von Känel, Stefan Ernst, Ivan Diez, Catherine Bourget, Manfred Zaugg. In piedi: Stefan Hügli, Daniel Eigenmann (davanti)

Comportamento sospetto, parliamone

I casi di incapacità al lavoro a causa di malattie psichiche sono in aumento. Cosa si può fare al riguardo e come devono comportarsi superiori e colleghi? Il Dr. Niklas Baer fa chiarezza. È psicologo e responsabile del servizio specializzato Riabilitazione psichiatrica presso la Psychiatrie Baselland. 

Previsione: Signor Baer, si registra un numero sempre maggiore di casi di incapacità al lavoro e invalidità per cause psichiche. Quali sono i motivi di questa tendenza?

Dr. Niklas Baer: Rispetto al passato non è aumentato il numero di malattie psichiche, ma è cambiato il modo di gestirle. Disponiamo di molte più terapie psichiatriche e le persone oggi si lasciano anche trattare. Questo non è negativo sostanzialmente. 

Le malattie psichiche portano spesso anche a invalidità?

Sì, è così, e questo è il grande problema dell’AI. Negli ultimi decenni è cresciuto in modo sproporzionato il numero delle rendite AI concesse per malattie psichiche. Oggi, quasi il 50 percento delle rendite AI è riconducibile a tale causa.

Come può essere invertita questa tendenza?

Devono intervenire tutte le persone coinvolte. Un punto importante ad esempio è la sensibilizzazione dei medici. L’immagine di «lavoro uguale a stress» è troppo unilaterale. Il lavoro è essenziale per la salute. I pazienti vengono spesso aiutati solo in misura limitata se vengono messi in malattia per molto tempo e quindi se rischiano di perdere il loro posto di lavoro. I medici dovrebbero aiutare i pazienti maggiormente ad affrontare le sfide o i conflitti sul posto di lavoro.

In che misura è importante intervenire tempestivamente in caso di incapacità al lavoro?

Sostanzialmente è molto importante, ma dipende dalla malattia. Se qualcuno soffre di una grave depressione, non si può intervenire così rapidamente. In molti altri casi è meglio intervenire il più presto possibile. Quanto più tempo si rimane a casa, tanto maggiore sarà la paura di ritornare sul posto di lavoro. E le paure crescono, quanto più a lungo si evitano certe situazioni. 

Si deve forse superare il principio «o tutto o niente»?

Sì, bisogna differenziare. Paesi come la Norvegia hanno imposto ai medici dapprima di mettere i pazienti in malattia possibilmente a tempo parziale e di motivare quando ciò non è possibile. Con questo si ha una prospettiva diversa che io ritengo ragionevole. In Inghilterra il certificato di incapacità al lavoro è diventato un certificato di capacità al lavoro, anziché una «sick note» esiste una «fit note». Anche in Svizzera ora ci sono certificati differenziati e orientati alle risorse. 

Quali passi è necessario compiere in questa direzione?

Tutte le persone coinvolte devono cambiare qualcosa nel loro comportamento e nel loro lavoro, sia i medici sia i datori di lavoro. Inoltre, deve esserci un contatto più stretto tra medico e datore di lavoro. 

Qual è il compito centrale del datore di lavoro?

Si situa tra la prevenzione e il reinserimento, vale a dire nell’intervento precoce, quando un collaboratore mostra un comportamento sospetto. Il datore di lavoro deve mettersi in contatto possibilmente all’inizio e parlarne. Per questo ci vuole coraggio. Ma proprio nel caso delle malattie psichiche il silenzio è il maggiore problema. 

Come si possono superare più facilmente queste barriere psicologiche?

La formazione rappresenta un elemento importante. Solitamente, i dirigenti non sono formati sulla gestione dei disturbi psichici dei collaboratori. Un altro elemento è costituito dalla cultura aziendale. Sarebbe un aiuto per tutti se l’azienda si fissasse l’obiettivo esplicito di permettere di parlare dei disturbi psichici o di lasciare che le persone coinvolte esprimano i loro problemi, e ciò senza mettere in pericolo la carriera professionale. 

Come devono comportarsi i colleghi di lavoro con un collaboratore affetto da problemi psichici?

La cosa migliore è di parlarne con lui. Contrariamente ai superiori, per i colleghi ciò non rappresenta un obbligo. Se questo non è possibile si deve segnalarlo al superiore. Non è una buona strategia quella di contribuire a nascondere il fatto, proprio quando cresce il malcontento nel team. Solo se si mettono le carte in tavola, possono essere trovate anche le rispettive soluzioni. 

Ringraziamo il Dr. Niklas Baer per l’intervista ed Eric Langner, PKRück, per il testo.

Dr. Niklas Baer, psicologo e responsabile del servizio specializzato Riabilitazione psichiatrica presso la Psychiatrie Baselland.

Pietre miliari e ostacoli della riforma LPP

Prossimo tentativo di riforma urgente della previdenza professionale LPP: prima della chiusura di redazione di questa Previsione, il Consiglio federale non aveva ancora presentato il suo ultimo messaggio che è atteso per novembre. Si parlerà di diversi concetti, tra cui le importanti pietre miliari ma anche gli ostacoli rilevanti. 

Quest’estate, l’Associazione degli imprenditori, l’Unione sindacale e Travail.Suisse hanno eliminato qualche ostacolo pesante. Per la prima volta hanno presentato al Consiglio federale una proposta comune per la riforma della previdenza professionale. I valori di riferimento di questo compromesso storico: riduzione immediata dell’aliquota di conversione minima dal 6.8 al 6.0 percento, due aliquote di contribuzione degli accrediti di vecchiaia del 9 e 14 percento (a partire dai 45 anni), dimezzamento della trattenuta di coordinamento e un aumento della rendita finanziata solidalmente con il metodo della ripartizione di inizialmente 200 franchi per tutti i beneficiari di rendita. La generazione di transizione che ne beneficia comprenderà almeno 15 classi di età. 

L’industria esce dalle file

L’Unione svizzera delle arti e mestieri USAM non condivide il compromesso borghese-di sinistra. Anche il suo modello di riforma prevede un’aliquota di conversione del 6 percento, ma parte da altre percentuali nella determinazione degli accrediti di vecchiaia e respinge quindi l’ampliamento del secondo pilastro tramite una forte riduzione della trattenuta di coordinamento e l’introduzione di elementi di ripartizione come l’aumento della rendita. Per dieci classi di età, l’USAM prevede una soluzione centrale attraverso il Fondo di garanzia LPP. 

Posizione delle casse pensioni

Da maggio è disponibile il programma di riforme delle casse pensioni, elaborato dalla loro associazione ASIP. Il direttore Hanspeter Konrad è convinto: «Rispetto alla proposta delle parti sociali, il nostro modello è più economico e rinuncia a un aumento della rendita che accresce la ripartizione.» L’ASIP chiede di ridurre l’aliquota di conversione al 5.8 percento. L’obiettivo di prestazione con il 60 percento dell’ultimo salario AVS (dall’AVS e dalla LPP) deve essere garantito. Per raggiungerlo, il processo di risparmio viene anticipato ai 20 anni e la trattenuta di coordinamento viene fissata ora al 60 percento del salario AVS (massimo tre quarti della rendita massima AVS). L’ASIP vuole anche adattare gli accrediti di vecchiaia: l’età di pensionamento delle donne – alla Previs quest’usanza esiste da tempo – sarà aumentata ai 65 anni. 

Anni di transizione

In merito alle misure di transizione previste, l’ASIP scrive: «Per avere opportunità e successo in termini puramente politici devono esse previste anche misure per le classi di età direttamente interessate da una riduzione dell’aliquota di conversione LPP. Con un periodo transitorio di dieci anni, in base alla nostra proposta, possono essere attenuate considerevolmente le possibili riduzioni delle prestazioni di assicurati più anziani con conferimenti di compensazione – specifici delle casse e finanziati in maniera decentralizzata – nell’accredito di vecchiaia LPP. La riduzione immediata 2021 per la classe d’età interessata viene compensata direttamente con un conferimento del 13.5 percento. Tale conferimento di compensazione si riduce gradualmente dell’1.5 percento all’anno, dal 13.5 percento nel 2021 allo 0 percento nel 2030. Il finanziamento avviene in maniera decentralizzata da parte della rispettiva cassa pensione; senza ripartizione tra le singole CP.»

Punto critico delicato

Il punto critico nelle assicurazioni sociali rimane la regolamentazione transitoria: l’aumento della rendita di 200 fino a 100 franchi al mese per le prossime 15 classi in età di rendita dovrà essere finanziato con un contributo salariale dello 0.5 percento su tutti i salari soggetti all’AVS fino a circa 850’000 franchi. Per contro, i versamenti attualmente effettuati tramite il Fondo di garanzia per sfavorevole struttura d’età devono decadere. L’ASIP respinge chiaramente questo «compromesso» delle parti sociali: «Gli aumenti fissi, a vita per tutti i nuovi pensionati – indipendentemente se sono interessati dalla riforma, finanziati con contributi non limitati nel tempo dello 0,5 percento sul salario AVS – vanno molto oltre l’obiettivo e hanno conseguenze indesiderate.» Allo stesso modo, la rispettiva controproposta dell’USAM viene considerata insostenibile: «Si basa sul progetto di legge sulla previdenza di vecchiaia 2020 già respinto una volta dal popolo!» L’Associazione delle Istituzioni di previdenza inoltre accoglie favorevolmente «una soluzione che sia sostenibile finanziariamente per gli assicurati e datori di lavoro e attuabile operativamente in modo semplice e agile da parte delle casse pensioni».

Il messaggio del Consiglio federale sarà sottoposto per consultazione al Parlamento nella primavera 2020. Continua.

Anni di transizione

In merito alle misure di transizione previste, l’ASIP scrive: «Per avere opportunità e successo in termini puramente politici devono esse previste anche misure per le classi di età direttamente interessate da una riduzione dell’aliquota di conversione LPP. Con un periodo transitorio di dieci anni, in base alla nostra proposta, possono essere attenuate considerevolmente le possibili riduzioni delle prestazioni di assicurati più anziani con conferimenti di compensazione – specifici delle casse e finanziati in maniera decentralizzata – nell’accredito di vecchiaia LPP. La riduzione immediata 2021 per la classe d’età interessata viene compensata direttamente con un conferimento del 13.5 percento. Tale conferimento di compensazione si riduce gradualmente dell’1.5 percento all’anno, dal 13.5 percento nel 2021 allo 0 percento nel 2030. Il finanziamento avviene in maniera decentralizzata da parte della rispettiva cassa pensione; senza ripartizione tra le singole CP.»

Punto critico delicato

Il punto critico nelle assicurazioni sociali rimane la regolamentazione transitoria: l’aumento della rendita di 200 fino a 100 franchi al mese per le prossime 15 classi in età di rendita dovrà essere finanziato con un contributo salariale dello 0.5 percento su tutti i salari soggetti all’AVS fino a circa 850’000 franchi. Per contro, i versamenti attualmente effettuati tramite il Fondo di garanzia per sfavorevole struttura d’età devono decadere. L’ASIP respinge chiaramente questo «compromesso» delle parti sociali: «Gli aumenti fissi, a vita per tutti i nuovi pensionati – indipendentemente se sono interessati dalla riforma, finanziati con contributi non limitati nel tempo dello 0,5 percento sul salario AVS – vanno molto oltre l’obiettivo e hanno conseguenze indesiderate.» Allo stesso modo, la rispettiva controproposta dell’USAM viene considerata insostenibile: «Si basa sul progetto di legge sulla previdenza di vecchiaia 2020 già respinto una volta dal popolo!» L’Associazione delle Istituzioni di previdenza inoltre accoglie favorevolmente «una soluzione che sia sostenibile finanziariamente per gli assicurati e datori di lavoro e attuabile operativamente in modo semplice e agile da parte delle casse pensioni».

Il messaggio del Consiglio federale sarà sottoposto per consultazione al Parlamento nella primavera 2020. Continua.

I tassi d’interesse bassi danno del filo da torcere alle casse pensioni

I tassi d’interesse calano da anni. Ma perché è così e in generale come affrontano le casse pensioni – e specialmente noi di Previs – questa situazione? 

L’affermazione secondo cui gli interessi sono fortemente calati negli ultimi anni viene chiaramente confermata dall’andamento del rendimento delle obbligazioni decennali della Confederazione. Negli ultimi dieci anni esso si è ridotto da un buon più 2 percento a un meno 1.1 percento a metà agosto 2019. Ma perché i tassi d’interesse sono scesi così tanto? Questo andamento è riconducibile a varie cause. Vediamo ad esempio la Banca Centrale Europea (BCE) che dopo la crisi finanziaria ha dovuto stabilizzare Paesi e banche. La BCE cerca da diverso tempo anche di scongiurare la minaccia di una recessione in Europa con una politica monetaria molto espansiva. I tassi d’interesse bassi servono ad assicurare crediti a condizioni favorevoli e a stimolare gli investimenti e quindi l’intera economia. Si vuole raggiungere l’obiettivo di inflazione fissato e creare dei buoni presupposti per le imprese esportatrici. Le conseguenze sull’evoluzione monetaria hanno obbligato ad agire anche la Banca nazionale svizzera (BNS) costringendola a spingere in territorio negativo i tassi d’interesse di riferimento in Svizzera. Sui mercati si è potuto inoltre osservare che a causa dei timori congiunturali molti investitori si sono rifugiati in titoli di Stato sicuri.

I proventi delle obbligazioni sono praticamente scomparsi

Nel 2018, le casse pensioni avevano effettuato in media un buon 30 percento dei propri investimenti patrimoniali in obbligazioni (Fonte: Studio Swisscanto). Da noi, a seconda della strategia d’investimento, la quota investita era tra il 20 e il 32 percento. La Confederazione Svizzera, i Cantoni o le Città possono contrarre prestiti a tassi negativi. Le ditte qualitativamente valide possono emettere obbligazioni con una cedola dello 0 percento per periodi di dieci anni e oltre. Anche le ditte con una solvibilità bassa non devono quasi più offrire una rimunerazione. 

È chiaro: i proventi dei portafogli delle obbligazioni sono crollati o completamente scomparsi. Grazie ai tassi d’interesse più alti, le obbligazioni estere danno ancora in certi casi un rendimento positivo. Ma dopo la copertura del rischio di cambio anche quest’ultimo tuttavia è in gran parte scomparso.

Nessun aumento del rischio d’investimento da Previs

In altre parole: circa un terzo degli investimenti patrimoniali oggi e nel prossimo futuro non darà più alcun contributo alla performance generale degli investimenti e quindi nemmeno al rendimento minimo da raggiungere. In passato, i tassi d’interesse in calo hanno portato a plusvalenze di valutazione sulle obbligazioni. In questo senso però gli utili futuri sono stati contabilizzati prematuramente.

Nonostante il difficile contesto dei tassi d’interesse, è inevitabile ricorrere alle obbligazioni

Alla domanda se in tale contesto difficile si debba o possa rinunciare alle obbligazioni non possiamo che rispondere negativamente. Da un lato abbiamo tuttavia sottoponderato le obbligazioni a favore di altre categorie di investimento, come ad esempio gli immobili in Svizzera. Ma non possiamo rinunciare completamente alle obbligazioni perché abbiamo bisogno di questo elemento di stabilizzazione per ragioni di sicurezza, le obbligazioni infatti riducono il rischio della strategia d’investimento. Dobbiamo accettare la situazione dei tassi d’interesse globalmente bassi e sopportare la mancanza di proventi in determinati segmenti. L’aumento del rischio d’investimento va a scapito dei beneficiari e deve essere evitato.